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Scrittori polemisti. Pasolini, Sciascia, Arbasino, Testori, Eco [italian]
Impegno, si chiamava nel secolo appena concluso, e - pur nella varia cadenza delle sue espressioni storiche - alludeva al gesto pubblico con cui i letterati rompevano le transenne del mestiere per prendere la parola su questioni di ordine civile e politico. Avveniva sui quotidiani nazionali, in riviste per pochi o nell'editoria d'intervento. La polemica, con i suoi toni accesi e la sua militanza sui principi, ne era il cuore. Diversi, talora agli antipodi, gli stili argomentativi, le idee sostenute, le prerogative di autorevolezza, le strategie di visibilita, ma generale la risonanza ottenuta. Certo, in qualche misura continua ad accadere tuttavia la grande stagione degli scrittori polemisti risaie agli anni settanta del Novecento. Bruno Pischedda chiama a raccolta i maggiori, Pasolini, Sciascia, Arbasino, Testori ed Eco, e li esamina in profondita, muovendosi sapientemente tra critica testuale e storia delle idee. Oggetto di scontro polemico erano terrorismo, aborto, movimenti giovanili, indegnita della classe politica, ansie religiose, sussulti di una laicita in crisi. Letti oggi, in un quadro d'insieme, i pronunciamenti su queste questioni eterne della modernizzazione italiana rivelano diffidenze reciproche e inattese sintonie, e soprattutto appaiono come uno degli ultimi fuochi di prestigio di un intero ceto intellettuale.