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Paolo Nori - I malcontenti [Italian]
Ecco, intanto che scrivevo I malcontenti mi venuto da pensare che io stavo cercando di raccontare la storia della relazione tra due quasi trentenni che provano a entrare, come si dice, nel mondo, e che questo tentativo, che ha a che fare con un festival strampalato, viene raccontato da uno che abita sotto di loro, uno che di questo tentativo vede in un certo senso solo i riflessi, i raggi che partono da quell'appartamento e arrivano fino a lui in forma di suoni, confessioni, reticenze e richieste d'aiuto. E m' tornata in mente la scena centrale di un film di Lubitsch, che una scena in cui il protagonista maschile, innamorato di una donna misteriosamente scomparsa, invitato a pranzo da un amico, scopre che la moglie del suo amico la donna di cui lui innamorato. Questo pranzo viene raccontato da Lubitsch senza riprendere i protagonisti n la sala da pranzo: viene raccontato dalla cucina, in modo perfettamente esaustivo, attraverso i commenti di cuoco, cameriere e maggiordomo sullo stato in cui tornano indietro le varie pietanze, e lo spettatore ha l'impressione di essere davanti a un triplo salto mortale molto ben eseguito. Ecco, intanto che scrivevo I malcontenti mi venuto da pensare che la relazione tra Nina e Giovanni, a esser capaci, bisognava raccontarla come quel pranzo di Lubitsch. Il mondo in cui si muovono Nina, Giovanni e gli altri personaggi che ci son nel romanzo un mondo stranissimo, un mondo nel quale il compito di chi ha meno di quarantacinque anni non di contribuire a un perfezionamento del mondo stesso, n (ci mancherebbe) a un ribaltamento o a un qualsivoglia cambiamento di rotta. In questo mondo, quello che da venticinque anni si chiede a chi a questo mondo si affaccia, di mettersi l e di non rompere troppo i maroni. E loro, bravissimi, si mettono l e non rompono troppo i maroni. La storia di un amore che frana raccontata da un vicino di casa. La storia di una generazione viva e irrisolta. La storia di un festival meraviglioso e impossibile: il festival dei Malcontenti. Si ricordava che era occupato a pensare a una cosa alla quale non aveva mai pensato, che camminare con una finestra sottobraccio ti toglie tutto l'imbarazzo che uno ha di solito nel camminare. come se tu avessi una guida, - diceva Giovanni, - avendo una finestra sottobraccio, come se il tuo andare avesse un senso.